Una “Croce di Baldassarre” a Fabro

Andando in giro per le strade di campagna di Toscana, Umbria e Alto Lazio, tutti quanti abbiamo incontrato delle solitarie croci di ferro più o meno elaborate collocate su incroci o lungo le strade che escono da paesi e cittadine. Queste croci rappresentano la Passione di Cristo, e infatti, su di esse sono presenti vari oggetti che fanno riferimento al martirio di Gesù sulla croce, come la lancia, le tenaglie o il martello per citare quelle più ricorrenti.

Ed anche a Fabro Paese ne abbiamo una, ai piedi della salita che porta ai giardini pubblici in Via San Basilio. Questa è costituita da un unico nastro di ferro battuto modellato a forma di croce con le estremità trilobate, ed è decorata da cinque simboli inchiodati: un martello, un’asta con globo, una lancia, una tenaglia ed il cartiglio con inciso INRI. La croce è, poi, impostata su un basamento in mattoni la cui cima è modellata a forma di una piccola collina.

Ma chi ha realizzato tutte queste croci dette “di Baldassarre”?

Baldassare Audiberti

Si ritiene che queste siano opera di Baldassarre Audiberti, chiamato ad Arezzo il “santo delle croci”. Nato in Alta Provenza (Francia) nel 1761 si chiamava Balthazar Audibert e fu un sacerdote. Durante la Rivoluzione Francese, aderì alla Costituzione Civile del Clero, che prevedeva la totale subordinazione del clero al neonato Stato Francese. Questo prevedeva infatti, la nomina di tutte le cariche ecclesiastiche da parte dello stato e, come prevedibile, l’atto fu condannato da papa Pio VI. Questo pretese scomuniche o abiure da parte dei preti aderenti, sotto minacce di morte, torture o deportazioni nella Guyana Francese.

Probabilmente proprio per sfuggire a tutto questo, l’Audibert si trasferì in Piemonte, italianizzando il suo nome in Baldassarre Audiberti, dichiarando di essere nato in provincia di Vercelli e non rivelando mai di essere un sacerdote.

In Italia iniziò a vivere come penitente, probabilmente per espiare l’errore di aver firmato la costituzione civile del clero. Per cui prese a girovagare fino a giungere nelle regioni del Centro Italia, dove iniziò ad erigere le sue croci. Queste, infatti, si trovano in tutta la Toscana, in Umbria e nelle provincie di Viterbo e Roma. Mori ad Ottavo, frazione nel comune di Arezzo vicino a Rigutino, nel 1852 dove fu imbalsamato ed esposto per alcuni giorni alla venerazione dei suoi numerosi devoti, poi fu tumulato nella locale chiesa di Santa Maria Assunta.

Oltre ai sacerdoti e ai semplici fedeli, fu apprezzato anche da alti prelati e soprattutto dal Granduca di Toscana, che lo definì un sant’uomo. Ovunque andasse le popolazioni locali lo accoglievano con giubilo e feste, attribuendogli anche miracoli.

Come si diceva poco sopra, la sua principale attività fu quella di collocare le croci con i simboli della Passione di Cristo per diffondere il messaggio cristiano e la presenza di Cristo in ogni luogo. Numerose sono le croci anche nei territori dell’Amiata, del Cetona e nell’Orvietano.

Queste croci erano caratterizzate da un basamento più o meno grande, culminante con una sorta di monticello su cui era innestata la croce, forse a simboleggiare il Monte Calvario. Sulla barra orizzontale della croce, erano invece inchiodati alcuni simboli della Passione di Cristo: la lancia di Longino con cui gli fu ferito il costato, l’asta con la spugna imbevuta di aceto, la tenaglia, il martello, chiodi, guanto, il gallo e il cartiglio con l’iscrizione INRI. Non tutte le croci possiedono la parure completa di questi simboli, la maggior parte, infatti, ha la lancia, l’asta con la spugna, la tenaglia e il martello, come quella di Fabro.

Per quel che riguarda la croce di Fabro non abbiamo documenti che possano darci la certezza della sua paternità, ma le caratteristiche simili a tutte le altre la rendono inseribile tra le numerose Croci di Baldassarre, come vengono dette. La sua collocazione all’epoca era in aperta campagna e all’incrocio di due strade importanti: quella che conduceva ad Allerona e Acquapendente (oggi Via San Basilio) e quella che portava ad Orvieto, il cui inizio si chiama oggi Contrada della Croce. Probabilmente la presenza di queste croci lungo le strade che uscivano dai paesi, è da interpretarsi come una benedizione che accompagnava chi intraprendeva un viaggio, lungo o corto che fosse.

La Croce di Fabro, quindi, si può datare alla prima metà dell’800 e quindi degna di essere conservata e tutelata.

Autore: F. Bianco

Croce di Baldassarre di Fabro – Incrocio tra Via San Basilio e Contrada della Croce

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