Il Castello di Fabro: cuore del centro storico

Un castello é di norma il punto centrale di un centro abitato di origine medievale. Alcune volte, con il passare del tempo lo sviluppo urbano dell’insediamento ne ingloba la struttura, altre volte, invece, questo non accade e l’edificio rimane visibile e distinto dal paese circostante. Quest’ultimo é il caso del castello di Fabro ben definito e distinguibile nel tessuto urbano del centro storico e nel panorama della bassa Val di Chiana. Probabilmente il motivo è da ricercare nella dimensione contenuta del paese e dalla struttura geologica su cui esso si è sviluppato.

Come si è visto in un precedente articolo riguardante l’origine dei castelli dell’Alto Orvietano, il castello di Fabro può essere inserito tra i castelli/insediamenti nati nel primo incastellamento, ossia tra il X e la prima metà del XIII secolo. L’incastellamento è quel fenomeno che vide la popolazione sparsa nelle campagne accentrarsi attorno ad un insediamento sentito come maggiore, guidato da un signore o un gruppo signorile detentore del potere locale.

In questa dinamica, quindi, l’embrionale villaggio di Fabro, che doveva contare poche decine di individui, divenne il punto focale dell’area, diventando nel corso del tempo un vero e proprio insediamento fortificato.

Continua a leggere

Una “Croce di Baldassarre” a Fabro

Andando in giro per le strade di campagna di Toscana, Umbria e Alto Lazio, tutti quanti abbiamo incontrato delle solitarie croci di ferro più o meno elaborate collocate su incroci o lungo le strade che escono da paesi e cittadine. Queste croci rappresentano la Passione di Cristo, e infatti, su di esse sono presenti vari oggetti che fanno riferimento al martirio di Gesù sulla croce, come la lancia, le tenaglie o il martello per citare quelle più ricorrenti.

Ed anche a Fabro Paese ne abbiamo una, ai piedi della salita che porta ai giardini pubblici in Via San Basilio. Questa è costituita da un unico nastro di ferro battuto modellato a forma di croce con le estremità trilobate, ed è decorata da cinque simboli inchiodati: un martello, un’asta con globo, una lancia, una tenaglia ed il cartiglio con inciso INRI. La croce è, poi, impostata su un basamento in mattoni la cui cima è modellata a forma di una piccola collina.

Ma chi ha realizzato tutte queste croci dette “di Baldassarre”?

Continua a leggere

Il Clanis flumen: croce e delizia della Val di Chiana Umbra

Fiume Chiani tra Ficulle e Parrano

Elemento caratterizzante di tutto il territorio della Val di Chiana è fin dall’antichità il flumen Clanis, oggi in Umbria detto fiume Chiani e in Toscana Canale Maestro della Chiana. Con il suo corso ha influenzato per millenni lo sviluppo ambientale e umano delle aree da lui attraversate, dalla provincia di Arezzo (dove nasce) a quella di Terni (dove si immette nel fiume Paglia), passando per le provincie di Siena e Perugia, rappresentando una fonte di sostentamento ma anche un “mostro” contro cui lottare periodicamente.

Con il suo corso, infatti, ha sempre costituito un’importante fonte di approvvigionamento d’acqua potabile e di nutrimento, e nell’antichità fu un’importante arteria commerciale. Il fiume in epoca etrusca e romana, infatti, era navigabile, nonostante la lieve pendenza del suo corso rendesse necessari continui lavori di manutenzione.

Continua a leggere

La prima farmacia di Fabro

La presenza di una farmacia in un centro abitato è oggi un’ovvietà, una cosa scontata, ma non è sempre stato così. Anticamente, infatti, la presenza di una spezieria, antenata delle moderne farmacie, era assai rara e di norma si trovava all’interno di monasteri o nelle grandi città. Le spezierie erano delle botteghe-laboratorio in cui lo speziale (il farmacista ante litteram) preparava e vendeva medicinali e medicamenti. Lo speziale, quindi era un profondo conoscitore delle erbe medicinali, delle polveri medicamentose e di tutti gli ingredienti naturali che permettevano di preparare unguenti e sciroppi.

A Fabro, ancora nel primo trentennio dell’800, non era presente una spezieria e la sua creazione si ebbe ad opera di un giovane speziale nativo del paese, Alessandro Canini.

Continua a leggere

I castelli dell’Alto Orvietano nella storiografia del ‘600

Non è raro che scartabellando per cercare documentazione per gli articoli di Fabro Nascosta mi imbatta in notiziole e curiosità sul territorio dell’Alto Orvietano. Ovviamente, queste mi portano ad abbandonare temporaneamente la mia ricerca originale per seguire questo nuovo percorso curioso e inaspettato. Come questa mattina!

Cercando notizie sul Muro Grosso di Carnaiola, mi sono imbattuta nel libro dell’erudito orvietano Antonio Carrarino dato alle stampe nel 1615 e dedicato al Signor Sforza di Ermanno Monaldeschi della Cervara.

Il libro di oltre 600 pagine è la raccolta di notizie e curiosità sulle terre, le città e i castelli d’Italia e tra questi non potevano mancare anche alcuni castelli orvietani.

Il titolo del libro è un’aperta dichiarazione di intenti

Raccolta breue, et curiosa de i nomi antichi, e moderni delle citta, terre & castelli d’Italia. Con le loro fondationi, & reidificationi, & il numero de gli anni decorsi, secondo la relatione de i piu veri, e graui autori, che sopra cio trattano. Fatta per Antonio Carrarino della Citta di Oruieto

Continua a leggere

La Colonnetta prima della Colonnetta

Panorama

Un nuovo articolo per raccontare le frazioni più recenti di Fabro. Come già visto con l’articolo su Fabro Scalo, questa volta si parlerà della frazione Colonnetta, figlia del progresso avvenuto in zona nel secondo dopo guerra.

La frazione Colonnetta, situata ai piedi del colle di Fabro centro storico, attualmente è il secondo centro urbano più popoloso del comune dopo Fabro Scalo, anche se mantiene la sua vocazione agricola con ampie aree destinate all’agricoltura. Fino agli anni ’60 del Novecento, invece, era abitata solo in casolari sparsi.

Continua a leggere

Un Ippolito Scalza ritrovato: la chiesa di San Martino di Fabro

Chiesa di San Martino – Fabro

L’antica Chiesa di San Martino di Fabro, attestata fin dal XIII secolo, è sempre stata attribuita nelle sue forme attuali al celebre architetto e scultore orvietano Ippolito Scalza (1532 – 1617) senza, però, un riscontro documentale. Difatti, in alcune pubblicazioni relative all’artista, l’attribuzione della Chiesa di San Martino di Fabro, se citata, è considerata dubbia.

L’attuale aspetto della chiesa, inoltre, non aiuta. Questo è, infatti, il risultato di continue interruzioni ai lavori dovute alla disputa legale, tra i vari pievani e la comunità di Fabro su chi dovesse pagare i lavori, cominciata agli inizi del ‘600 e durata circa un secolo e mezzo. Su questo stato di cose hanno gravato poi i restauri avvenuti nel corso del XIX secolo, le arbitrarie modifiche apportate nel corso del XX e i restauri dei primi anni 2000.

Continua a leggere