La Fonte della Calla: l’antichissima sorgente di Fabro

Fonte della Calla (ASO, Istrumentari, anno 1244)

Gli abitanti di Fabro e Carnaiola conoscono da sempre il difficile rapporto con le acque potabili. E’ noto, infatti, che sulla cima dei nostri centri storici la mancanza di acqua fosse, e talvolta lo è tutt’oggi, cronica nei mesi estivi o nei periodi di grande siccità.

Per questo, a Fabro sul finire dell’Ottocento fu costruito un conservone (grande cisterna) sgrottando le pendici della collina che ospitava il campo della fiera del bestiame, nella parte più alta del paese. Un consigliere comunale dell’epoca ventilò, addirittura, l’idea di costruirlo al secondo piano della torre del castello ma fortunatamente questa proposta fu accantonata.

A Carnaiola, invece, la cisterna d’acqua fu costruita probabilmente ai primi del ‘900. In mancanza di alture per sfruttarne la pendenza, come era accaduto a Fabro, a Carnaiola fu costruita una torre in cemento direttamente in un angolo della piazza principale del paese, oggi piazza Meoni.

Attualmente i due conservoni sono stati dismessi a seguito dell’apertura di nuovi acquedotti, ma il loro destino è stato diverso. Quello fabrese è stato reso inaccessibile dallo smantellamento dell’ingresso per riutilizzarne i mattoni, il conservone di Carnaiola è stato più fortunato ed è ancora lì, considerato un bene architettonico dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria.

Prima di queste due strutture moderne, le popolazioni dovevano sfruttare pozzi privati scavati nelle cantine o nelle gròtte o fontanili pubblici, come la Cisterna nel centro storico di Fabro. La presenza dell’acqua sulle colline, però, non era costante, pertanto durante i periodi estivi o di siccità la vita non era facile. Gli antichi abitanti di Fabro, infatti, erano costretti a recarsi a valle dov’era presente l’unica sorgente perenne dell’antico territorio comunale: la Fonte della Calla.

La Fonte della Calla, documentata fin dal XIII secolo e ormai ridotta ad un tombino, si trova in prossimità dello svincolo autostradale di Fabro, tra il vocabolo Caiolo e la piccola centrale elettrica posta a ridosso della corsia nord dell’A1. Proprio il transito della nuova arteria stradale tagliò definitivamente il secolare rapporto tra gli abitanti di Fabro e l’antico fontanile. A questo, che dista poco più di 1 km dal centro del paese, si giungeva scendendo per la ripida strada della Piaggia, in un percorso tutto sommato breve ma arduo al ritorno per via degli orci pieni d’acqua.

La prima attestazione della sua presenza risale al 1244, con il nome fonte callie e fontem de calle, in un testo riguardante i possedimenti del Comune di Orvieto nei castelli di Fabro, Ficulle e Carnaiola [1]. Ad essa era legata anche una strada detta appunto via fontis callie, la via della fonte Calla. Quale fosse l’antico aspetto del fontanile non è noto, tanto meno quello moderno.

Il toponimo è rimasto invariato fino ad oggi e la sua origine è molto interessante.

Con il termine callis il latino classico indicava un sentiero o una mulattiera, mentre la sua forma volgare calla/calle designò proprio una strada. Questo ci induce, dunque, a ritenere che nei pressi della fonte transitava una strada, per cui il significato originale del toponimo era la fonte della strada.

Ma quale strada transitava ai piedi del colle di Fabro? La celebre Via Cassia, proveniente dalle basse colline Ficulle, che fu aperta tra il III e II sec. a.C. e, come scrisse Cicerone nella sua XII Filippica, divideva a metà l’Etruria. Questa partiva da Roma e giungeva a Chiusi, e solo in un secondo momento fu prolungata verso Arezzo, Cortona e Fiesole.

In essa, nel II sec. d. C. si innestò la Via Traiana Nova, da Bolsena ai confini meridionali di Chiusi, situati proprio sulle colline di Polvento, al confine tra gli attuali comuni di Fabro e Ficulle dove fu rinvenuto il suo XVII cippo miliare. Dopo l’innesto delle due vie nella vallata di Fabro, la strada con il nome di Cassia proseguiva verso nord. Ovviamente nel Medioevo il nome antico della strada fu dimenticato, ma restò lo stesso un’importante infrastruttura anche se anonima, definita semplicemente calla, strada.

E’ dunque probabile che questo fontanile trovi la sua origine in questo remoto passato, e che la sua importanza sia rimasta nel tempo. Il fatto che il toponimo si sia mantenuto inalterato almeno dal Medioevo ad oggi suggerisce come questo fontanile costituisse, insieme alla strada, un elemento importante per la geografia del territorio e per le popolazioni che le gravitavano attorno. Quando un elemento di paesaggio è fondamentale e importante raramente muta il suo toponimo in modo radicale.

La testimonianza che aiuta a suffragare l’ipotesi di un’antica origine del fontanile è la presenza a poche centinaia di metri di alcune tombe di età tardo-antica (III sec. d.C.) pertinenti ad una più vasta necropoli mai documentata e di cui si ignora l’estensione, che fu distrutta negli anni ’60 del ‘900 durante la costruzione del ristorante tutt’oggi esistente. La necropoli potrebbe essere stata, infine, pertinente ad un insediamento non lontano, di cui si ignora la collocazione, che può aver sfruttato la fonte per l’approvvigionamento d’acqua.

Sfortunatamente, al momento, non esistono foto o immagini di questo antico fontanile, ma sicuramente è un sito molto importante per lo sviluppo del distretto di Fabro in tutte le sue fasi.

Autore: Francesca Bianco

Note:
[1] Archivio di Stato di Orvieto – Istrumentari n. 874

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