Un Ippolito Scalza ritrovato: la chiesa di San Martino di Fabro

Chiesa di San Martino – Fabro

L’antica Chiesa di San Martino di Fabro, attestata fin dal XIII secolo, è sempre stata attribuita nelle sue forme attuali al celebre architetto e scultore orvietano Ippolito Scalza (1532 – 1617) senza, però, un riscontro documentale. Difatti, in alcune pubblicazioni relative all’artista, l’attribuzione della Chiesa di San Martino di Fabro, se citata, è considerata dubbia.

L’attuale aspetto della chiesa, inoltre, non aiuta. Questo è, infatti, il risultato di continue interruzioni ai lavori dovute alla disputa legale, tra i vari pievani e la comunità di Fabro su chi dovesse pagare i lavori, cominciata agli inizi del ‘600 e durata circa un secolo e mezzo. Su questo stato di cose hanno gravato poi i restauri avvenuti nel corso del XIX secolo, le arbitrarie modifiche apportate nel corso del XX e i restauri dei primi anni 2000.

Nel 2010, scartabellando nell’archivio storico comunale di Fabro durante una ricerca relativa alla viabilità antica è emerso casualmente il documento che attestava la paternità del progetto della chiesa ad Ippolito Scalza. Si tratta dell’atto del consiglio comunale del 28 Maggio 1598 in cui si celebrava l’inizio dei lavori per la costruzione della nuova chiesa di San Martino. Ma andiamo con ordine.

Nel 1573, il Vicario del vescovo di Orvieto Monsignor Binarino compì una visita apostolica nel territorio della sua diocesi giungendo a Fabro il 23 settembre [1]. Qui visitò la Chiesa parrocchiale di San Martino, retta dal pievano Orazio Baroncello di Montepulciano, e la Chiesa di San Cristoforo, luogo di culto non più esiste situato in prossimità dell’attuale svincolo autostradale di Fabro.

Sebbene l’arredo sacro della chiesa di San Martino fosse stato trovato in buono stato e ben conservato, l’edificio fu trovato, invece, in uno stato pessimo. Dal documento risulta, infatti, che l’edificio non fosse rifinito, nè intonacato nè imbiancato né dotato di finestre chiuse, costituendo un grave pericolo per chi si recava in chiesa.

Il monsignore, quindi, ordinò al pievano di provvedere sotto pena di 10 scudi. Questo non era il primo ammonimento sulle condizioni fatiscenti della chiesa, poiché già in una visita precedente il Vicario Monsignor Ludovico Villa aveva ordinato dei lavori che evidentemente nel 1573 non erano ancora stati conclusi o forse cominciati.

I motivi di questo abbandono dell’edificio di culto al momento non sono chiari, ma dai consigli comunali si apprende, ad esempio, che nel 1569 la chiesa doveva essere stata oggetto di lavori sempre su indicazione del Vescovo. Questo intervento riguardava il pavimento nel quale sarebbero dovuti essere realizzati dei sepolcri, detti pili, da suddividere tra le famiglie (i parentadi), i poveri e i forestieri. E’ probabile, quindi, che la chiesa fosse già un cantiere e che i lavori nel 1573 non fossero ancora conclusi. Documenti della prima metà del ‘500 sembrano suggerire eventi bellici nel territorio, che avrebbero potuto comportare il danneggiamento dell’edificio.

Questa visita è una grande fonte di informazioni circa l’aspetto della chiesa prima del completo restauro. In essa sono, infatti, elencati gli altari e gli arredi sacri presenti, alcuni dei quali definiti antichi. Erano presenti quattro altari: il maggiore dedicato a San Martino e tre minori dedicati, uno alla Vergine, uno alla Vergine e a San Bartolomeo e uno a Sant’Antonio.

Trascorsero oltre vent’anni, però, prima che il Consiglio comunale di Fabro decidesse di intraprendere i lavori di restauro, sebbene lo stato della chiesa avesse continuato a deteriorarsi. La Marchesa Livia Capranica, padrona del castello di Fabro, insieme al marito Marchese Michele Bonelli suggerirono, dunque, di chiamare il Maestro Ippolito Scalza per scegliere il luogo dove fare la nuova chiesa e per fare la progettazione. Questo il passo estratto dal consiglio comunale:

“[…] Per lettera dell’Illustrissimo Signore appresso il Luogotenente. S’intende il desiderio, che ha con la Signora Livia sua Signora Consorte, che si facci una nuova Chiesa, poiché la vecchia minaccia rovina e che per designarsi il luoco si faccia venire mastro Ippolito Scalza architetto d’Orvieto […]” – 1597

Il luogo della costruzione della nuova chiesa, in un primo momento, doveva essere diverso da quello attuale: la Comunità di Fabro, infatti, aveva individuato in autonomia la casa e il granaio di un certo Jile di Alessandro. Prima di acquistare l’immobile, però, lo Scalza avrebbe dovuto dare il suo parere che evidentemente non fu positivo, trovandosi oggi la chiesa sul sito della precedente. Quale fosse la collocazione del terreno scelto dal comune non è rilevabile, ma dovendo essere un terreno di grandi dimensioni e data la molte dell’edificio ecclesiastico, è possibile suggestivamente che il luogo fosse il punto dove oggi sorge il palazzo comunale, costruito, infatti, sopra un edificio preesistente.

“[…] Supra prima proposta, concernente venditionem domus Jilis Alexadrii. Che mandi che si risolvi il detto Jile di comprare, o nò, la sua casa, si faccia venire mastro Ippolito Scalza a designar, ove si possa fabricare la nuova Chiesa, et designando farsi nilla stanza del granaro, si compri la detta casa.

[…] Supra tertia proposita, concernente adventum D. Hippoliti Scalza. Che quanto prima si faccia venire mastro Ippolito Scalza a fare il disegno della nuova Chiesa”

Archivio Storico Comunale di Fabro – Consigli (archivio non inventariato)

Contrariamente a quanto si possa pensare, i lavori furono così tardivi per scarsità di denaro. Da un lato la parrocchia evidentemente non aveva un gran patrimonio dall’altro la Comunità, che poi si fece carico dei lavori, si era impegnata economicamente nel 1582 nella fabbrica della chiesa di San Basilio. Passati 25 anni dalla visita di Mons. Binarino si procedette, finalmente, alla fondazione della nuova chiesa.

Nel libro dei consigli del 1598, sotto la data 28 Maggio, è dunque riportata la cerimonia della “posa della prima pietra” della nuova Chiesa, che Ippolito Scalza decretò dovesse essere edificata sul sito della vecchia.

“Della Fondazione della nuova Chiesa di San Martino

Ad laude, honore, et gloria dill’omnipotente Dio, et dilla gloriosissima Madre Vergine Maria et de San Martino Avocato, et protettore dilla Magnifica Comunità di Fabro, processionalmente doppo l’essersi cantata la Messa dillo Spirito Santo nilla Chiesa di San Basilio, et detto l’Evangelio, et altre divine Orationi su’ luogo, et fatte altre Cerimonie, solite a farsi in simil’opere, dal Molto Reverendissimo Anibale Fabritii da Ficulle Pievano del detto Castello di Fabro con l’aiuto del reverendo Don Angilo Persiani della Terra di Castel della Pieve, Rettore della Chiesa di San Leonardo di Salci, et di Don Armenio Fileni da Todi maestro di scuola del medesimo luoco, alla presentia di me Emilio Benitii della Terra di Castel della Pieve, luogotenente per gli Illustrissimi Don Michele Bonelli et Livia Capranica Bonilla, et di Salustio Bielli, Orlando di Millo et Sante di Ciano Defensori della Comunità e di Mastro Antonio di Benedetto Camerlengo et di Francesco Anselmi, et di Ridolfo di Dino soprastanti, deputati del publico, et maggior Consiglio a tal fabrica con il concerto di moltitudine di Homini et Donne del medesimo luoco, fu cominciato a murar li fondamenti della nuova Chiesa verso la Chiesa vecchia di profondità di piedi undici, et di larghezza di piedi quattro e un quarto, arragguagliato al piano della terra, conforme al disegno, dato dal molto eminente Architetto et Scultore Maestro Ippolito Scalza dalla Città di Orvieto, essendo capi mastri Giacomo e Pietro lombardi sotto il di 28 di Maggio 1598.

Archivio Storico Comunale di Fabro – Consigli (archivio non inventariato)

Chiesa di Santa Maria Nuova – Ficulle

Nel territorio è presente un’altra chiesa attribuita all’ingegno dell’artista orvietano: la Chiesa di Santa Maria Nuova di Ficulle, costruita ex novo nel 1606. Sebbene l’impianto generale della chiesa ficullese sia completamente diverso da quello dalla Chiesa di San Martino, le due facciate entrambe in mattoni si somigliano per la loro imponenza e semplice linearità.

Questo breve articolo vuole essere un punto d’inizio per uno studio più approfondito della progettazione della Chiesa di San Martino, auspicando di poter rinvenire maggiori informazioni e magari qualche disegno!

Autore: F. Bianco

Note:
[1] AVO – Visite Pastorali, Mons. Binarino 1573

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