La Colonnetta prima della Colonnetta

Panorama

Un nuovo articolo per raccontare le frazioni più recenti di Fabro. Come già visto con l’articolo su Fabro Scalo, questa volta si parlerà della frazione Colonnetta, figlia del progresso avvenuto in zona nel secondo dopo guerra.

La frazione Colonnetta, situata ai piedi del colle di Fabro centro storico, attualmente è il secondo centro urbano più popoloso del comune dopo Fabro Scalo, anche se mantiene la sua vocazione agricola con ampie aree destinate all’agricoltura. Fino agli anni ’60 del Novecento, invece, era abitata solo in casolari sparsi.

L’apertura dell’Autostrada del Sole e la costruzione dello svincolo autostradale, con due aree di sosta in prossimità del casello, comportò la necessità di creare una nuova viabilità e nuove abitazioni per i lavoratori locali e non, che avrebbero prestato servizio nei due autogrill e nei caselli.

Nel corso degli anni ’80 fu realizzata l’area detta ExpoSole, lungo la strada in direzione di Salci, con capannoni industriali che avrebbero dovuto ospitare artigiani e piccole imprese. La costruzione di quest’area fu abbastanza impattante, poichè fu realizzata rialzando il piano di calpestio di diversi metri per pareggiarlo al livello della strada. Per fare questo il dislivello fu riempito con ceneri inerti di scarto provenienti dalla Centrale Enel di La Spezia.

Ma com’era la Colonnetta prima che il progresso la travolgesse?

Il toponimo Colonnetta iniziò ad essere utilizzato per identificare questa area a partire proprio nel momento del suo ultimo sviluppo urbano, poichè nei catasti antichi non è documentato alcun nome simile. Il nome attuale è collegabile all’antica biffa (segnacolo di confine di epoca medievale e moderna) situata sull’incrocio delle due strade principali, sulla quale erano indicate le direzioni da lì raggiungibili e le distanze. Sfortunatamente questo indicatore è andato perduto durante i lavori di allargamento dell’incrocio alla fine del ‘900.

La frequentazione di questa area è attestabile fin dall’epoca romana poichè la zona era attraversata dalla famosa Via Cassia, costruita nel II sec. a.C. che collegava Roma a Chiusi. Nel II sec. d.C., l’imperatore Traiano fece tracciare una nuova strada, la Via Traiana Nova, che partiva da Bolsena fino ai confini meridionali della città di Chiusi. Questi confini correvano proprio nella zona meridionale dell’attuale comune di Fabro, tra i vocaboli di Polvento e Castelrosso. Questa via, infatti, giungendo sulle cime più alte del poggio di Castel Rosso scendeva verso valle, innestandosi nella più antica Cassia che veniva dalle basse colline di Ficulle e proseguiva verso Chiusi.

L’attuale strada bianca che costeggia la base del colle di Fabro è con ogni probabilità il relitto di questo antico asse viario.

I ritrovamenti archeologici, inoltre, testimoniano la presenza in zona di una necropoli tardo-antica (III sec. d.C.) proprio non lungi da questa questa strada nel vocabolo Casali/Caiolo, area oggi occupata in parte dal ristorante Bettola del Buttero e dal tracciato autostradale. L’area, non indagata adeguatamente, restituì alcune tombe, tre delle quali pertinenti ad una donna e due bambini, forse i figli. Probabilmente queste tre sepolture e le altre mai studiate e distrutte negli anni ’60 erano pertinenti ad un villaggio non più individuabile, ma non lontano da esse. Suggestivamente, il sito di questo antichissimo insediamento, embrione del successivo e più elevato abitato di Fabro, potrebbe essere stato situato proprio sulla cima del poggio che sovrasta tutta la zona della Colonnetta, ad una quota di 300 metri slm. Oggi il colle è stato densamente edificato, ma la cima, dove poteva trovarsi questo antico abitato, è occupato solo da un uliveto e un antico casolare. Non si hanno notizie, però, di eventuali ritrovamenti archeologici.

Il primo documento [1] che descrive solo molto parzialmente quest’area risale al 1244 e fu redatto dal Comune di Orvieto per censire i suoi possedimenti nei territori a nord del contado. Qui vengono citate la Fonte della Calla (fonte de Calle) e la strada antica. C’è anche un riferimento ad una crux, ossia un incrocio stradale che potrebbe indicare l’antico incrocio della Colonnetta. L’antica strada principale che scendeva da Fabro, infatti, correva lungo l’attuale Via dell’Ospedaletto ed intercettava la strada proveniente da Ficulle più indietro rispetto ad oggi, in prossimità dell’attuale Via della Quercia Antica. L’interpretazione del testo medievale potrebbe essere corretta, poichè anche nel catasto del 1819 quell’area era chiamata La Croce.

In un documento del 1278 riguardante i confini dei castelli sottoposti ad Orvieto [2], è citata, invece, la presenza di una domus ossia la casa in muratura di un certo Guicti Gualkerini al confine con Salci, in prossimità della confluenza del fosso Corealla nel fosso della Fornace in prossimità de fiume Chiani. Oggi l’area è occupata dalle propaggini settentrionali dello svincolo autostradale. Invece, l’area dove si trova il casello e il ristorante/hotel Il Focolare era adibita a vigneti ed era chiamata Fargneta.

Descrizioni più dettagliate si hanno, solo, con i catasti particellari del XIX secolo [3], le cui mappe mostrano anche le collocazioni geografiche delle abitazioni e la viabilità. Nel 1819, ad esempio, era presente una fornace ai piedi della via detta oggi Salci-Capretta Corta, che dava il nome anche al fosso e al podere. Un altro casolare, chiamato Casella, era posto lungo la strada per Salci, in prossimità dell’Exposole. Altri due casolari erano collocati in prossimità dell’incrocio principale, di questi il più grande era chiamato Cerguole ed era situato dove oggi è la Banca. A questo si accedeva mediante una stradina che conduceva direttamente al Caiolo, dove era un altro casolare. Infine, un altro podere si trovava, e si trova tutt’oggi, sulla cima del Poggio di Fabro, a cui si accennava prima.

Nella zona pianeggiante ai piedi di Fabro, invece, erano presenti i soli casolari di Capanna, Camporitagliato e Pianuzo.

Come si diceva all’inizio, questo territorio era scarsamente popolato, nonostante ciò fu dotato di una piccola chiesa fino alla fine del XVIII secolo. Questa era situata dove oggi è il ristorante Bettola del Buttero. La chiesa era intitolata a San Cristoforo, patrono dei pellegrini e viandanti, ma non si conoscono dettagli sulla sua edificazione. La sua prima citazione è del 1573, quindi presumibilmente fu costruita tra il XIV e il XV secolo. Fu abbattuta dal Comune di Fabro alla fine del ‘700 per via di infiltrazioni d’acqua e tutti i suoi arredi furono trasportati nella Chiesa di San Basilio.

Note:
[1] ASO, ASCO, Istrumentari n. 874
[2] ASO, ASCO, Istrumentari  n. 875 o Cod. Savello II n. 871
[3] ASO, Catasti, nr. 399

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