Un Ippolito Scalza ritrovato: la chiesa di San Martino di Fabro

Chiesa di San Martino – Fabro

L’antica Chiesa di San Martino di Fabro, attestata fin dal XIII secolo, è sempre stata attribuita nelle sue forme attuali al celebre architetto e scultore orvietano Ippolito Scalza (1532 – 1617) senza, però, un riscontro documentale. Difatti, in alcune pubblicazioni relative all’artista, l’attribuzione della Chiesa di San Martino di Fabro, se citata, è considerata dubbia.

L’attuale aspetto della chiesa, inoltre, non aiuta. Questo è, infatti, il risultato di continue interruzioni ai lavori dovute alla disputa legale, tra i vari pievani e la comunità di Fabro su chi dovesse pagare i lavori, cominciata agli inizi del ‘600 e durata circa un secolo e mezzo. Su questo stato di cose hanno gravato poi i restauri avvenuti nel corso del XIX secolo, le arbitrarie modifiche apportate nel corso del XX e i restauri dei primi anni 2000.

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La Cisterna: la fontana più antica di Fabro

La Cisterna

Alle base delle mura occidentali del castello di Fabro si trova un’antica fontana, nota in paese con il nome di Cisterna o Cisternino. Per gli abitanti di Fabro è sempre stata il punto di approvvigionamento d’acqua fresca e buona, insieme all’antichissima Fonte Calla o della Calla, situata ai piedi del colle di Fabro lungo l’antica strada che portava a Carnaiola, di cui parleremo un’altra volta. La Cisterna era un punto di riferimento anche per una semplice bevuta per rinfrescarsi nelle sere d’estate, e fasse un cisternino era la tappa tradizionale di chi passeggiando attorno al castello voleva dissetarsi.

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La Chiesa di San Martino alla fine del ‘500

Quadro di San Martino sull'altare maggiore - XVIII secolo

Quadro di San Martino situato sull’altare maggiore – XVIII secolo

Nel 1573, il Vescovo di Orvieto Monsignor Binarino [1] compì una visita apostolica nel territorio della sua diocesi, la prima che si conosca dopo quelle di epoca medievale. In questo suo peregrinare si trovò a Fabro il 23 settembre 1573, dove visitò la Chiesa di San Martino, retta dal pievano Orazio Baroncello di Montepulciano, e la Chiesa di San Cristoforo, la quale non esiste più da un paio di secoli.
Sebbene l’arredo sacro della chiesa fosse stato trovato in buono stato e ben conservato, il Vescovo trovò l’edificio della chiesa in pessimo stato. Infatti, non era rifinita, nè intonacata nè imbiancata nè aveva le finestre chiuse, cosa che costituiva un pericolo per il Sacramento della Santa Eucaristia.

“Non laterata erat ecclesia nec etiam dealbata nec resarcita nec fenestre clause ubi periculus patitus Sanctissimae Eucaristie”

Arch. Vescovile di Orvieto, Visite Pastorali, Visite di Monsignor Binarino 1573

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La Chiesa di San Basilio

Chiesa di San Basilio - anni

Chiesa di San Basilio – anni ’30

La Chiesa di San Basilio fu abbattuta negli anni ’60 del ‘900 per motivi vari che non andremo qui a sviscerare. Il fatto che questa chiesa, sconsacrata già all’epoca, sia stata tolta all’affetto della comunità costituisce, oggi, un cruccio per i paesani che la ricordano e che vorrebbero ancora vederla al suo posto. La chiesa, come un coronamento monumentale dell’abitato di Fabro, si trovava nella parte alta del paese ed era collegata alla piazza principale mediante la strada che sale sulla collina. Essa era a pianta rettangolare ad un’unica navata. Era dotata di campanile a vela con due piccole campane e aveva un frontone tipico del tardo Rinascimento. La porta d’accesso era coperta da una loggetta sorretta da due pilastri in mattoni.

Oggi, in luogo della chiesa sorge un piccolo tabernacolo sostitutivo con l’effige di San Basilio dove ogni anno il 14 giungo viene celebrata la messa in occasione della sua antica festa. Dopo il Concilio Vaticano II, infatti, la ricorrenza di San Basilio fu spostata al 2 gennaio, giorno della sua ascesa in cielo, mentre il 14 giugno celebrava la sua nomina a Vescovo di Cesarea in Cappadocia, odierna Turchia. Molte altre comunità devote a San Basilio continuano a festeggiare il loro santo nella primitiva data.

La costruzione della Chiesa di San Basilio fu stabilita con una delibera del Consiglio Comunale nel 1578 [1]. La chiesa, infatti, non era un bene della parrocchia ma un bene della comunità di Fabro.  La delibera, di cui riporto il testo integrale, e tradotto dove in latino, è molto interessante perché permette di conoscere anche i nomi di alcuni antichi fabresi.

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Il Castello di Fabro nel catasto del 1767

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Fabro – panorama

Con questo articolo si inaugura una serie di approfondimenti riguardanti l’assetto urbano del centro storico di Fabro tra ‘700 e ‘800, grazie alle rappresentazioni grafiche catastali dell’epoca. Essendo un argomento abbastanza articolato, per ciascun periodo sarà redatto un articolo riguardante il castello e il successivamente il borgo. Oggi inizieremo con il castello di Fabro nel ‘700.

Le prime raffigurazioni del castello e il suo distretto risalgono alla seconda metà del ‘700, momento in cui iniziarono ad essere prodotti i primi catasti particellari corredati di cartografie [1]. Esiste una raffigurazione ben più antica del castello di Fabro, il famoso progetto di Antonio da Sangallo il Giovane databile al 1535, di cui parlerò prossimamente in un articolo specifico.

Il primo catasto particellare di Fabro è il Catasto Tiroli che fu redatto nel 1767 e censiva esclusivamente i beni fondiari. Esso prende il nome da Francesco Tiroli, l’agrimensore ed ingegnere che lo eseguì. La mappa, elemento innovativo, prevedeva la rappresentazione topografica delle singole particelle catastali a cui era stato dato un numero progressivo per facilitarne l’individuazione. Parte imprescindibile di questo nuovo catasto era il brogliardo. Questo era il libro in cui, per ciascun proprietario, erano trascritti il numero della particella, la contrada e il vocabolo in cui era situato il bene, la tipologia di terreno, la produzione annua e i numeri delle particelle confinanti. Come si diceva poco sopra, questo catasto era esclusivamente fondiario pertanto non sono elencati i beni immobili, fatta eccezione per le capanne o le case situate dentro un terreno, che venivano descritti insieme, come “vigna con capanna” o “prativo con casa“.

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Il Palazzo Comunale di Fabro

Comune di Fabro

Comune di Fabro

La sede del Comune di Fabro oggi si trova in un grande edificio situato nella piazza principale del centro storico intitolata a Carlo Alberto, ma in origine si trovava nel corpo centrale delle abitazioni del castello.

La data dello spostamento del Comune dal castello all’attuale sede avvenne con ogni probabilità tra il 1818 e il 1835. Queste date emergono dalla lettura della mappa catastale relativa a Fabro del Catasto Gregoriano, il primo catasto particellare dei beni immobili ed agricoli [1], e da un documento presente nell’Archivio Storico Comunale dove si parla dell’acquisto dell’orologio del comune.

Nel Catasto Gregoriano, infatti, il Comune è ancora nella sua sede castellana, nel documento del 1835, invece, sembra essere già nella sua nuova collocazione.

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Abbeveratoi, fontanelle e lavatoi pubblici dei primi del ‘900

Cisterna con stemma municipale - punto 6

6. Cisterna con stemma municipale in pietra

In una delibera del 1907, il Comune di Fabro sancì la costruzione di nuovi lavatoi, fontanelle e abbeveratoi pubblici nel centro storico. Questo l’elenco dei punti dove sarebbero dovute sorgere:

1. Abbeveratoio e lavatoio in località San Basilio, ad est. L’acqua sarebbe servita per gli abitanti del borgo di San Basilio sorto vicino alla chiesa, oggi parte integrante del paese di Fabro. Nel 1907, invece, gran parte delle case che costeggiano ad Ovest la via che raggiunge l’area non esistevano. Per questo motivo la chiesa di San Basilio e le case attorno costituivano un piccolo borgo separato. (Abbeveratoio e lavatoio non più esistenti)

2. Colonnino metallico in prossimità del fabbricato dei fratelli Della Nave, lungo lo steccato. (Non più esistente)

3. Colonnino metallico in prossimità della chiesa parrocchiale nell’angolo nord della Piazza Carlo Alberto. (La c.d. Cannella del Prete, ancora funzionante ma non più in metallo)

4. Fontanella nella curva delle case dei Fratelli Dini e Pontremoli in Via del Castello.(Ancora esistente ma non funzionante) 

5. Fontanella nel muro della Cisterna dicontro alla torre Costarelli nel castello propriamente detto. (Ancora funzionante)

6. Ripristinare l’antico getto della Cisterna difronte alla casa Marzili e Polacco in Via della Stazione. (Ancora funzionante)

Autore: F.B.

Fonte: Archivio Storico Comunale (NB archivio non invetariato)

5. Fontanella del Castello

5. Fontanella del Castello nella piazzetta

4. Fontanella in Via del Castello

4. Fontanella in Via del Castello

3. Cannella del prete

3. La c.d. Cannella del prete