I confini dei distretti dei castelli di Ficulle, Carnaiola, Fabro, Monteleone e Montegiove nel 1278

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Nell’estate 2017 la celebre rivista di studi storici italiana Deputazione di Storia Patria per l’Umbria ha pubblicato il mio articolo riguardante il territorio dell’Alto Orvietano dal titolo “Il Liber de confinibus di Orvieto (1278). Per uno studio del paesaggio medievale degli antichi pivieri di Ficulle, Carnaiola, Fabro, Monteleone e Montegiove” [1].

L’articolo riporta i risultati della mia ricerca condotta su un documento del 1278 conservato all’Archivio di Stato di Orvieto [2], che io ho chiamato per comodità Liber de Confinibus, riguardante appunto i confini dei 27 castelli sottoposti al controllo della città di Orvieto. Insieme al testo, nella versione cartacea, sono presenti mappe ricostruttive dell’assetto territoriale dell’Alto Orvietano.

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Lo Statuto di Fabro: 1° libro

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Il primo libro dello Statuto di Fabro è composto da 11 pagine scritte fronte-retro per un totale di 27 regole. Queste descrivono in modo preciso tutte le figure dell’amministrazione comunale, che venivano nominate dal Signor Nicola Bandini, e alcune norme sul rapporto con i forestieri.

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Il feudo di Fabro in due epitaffi

In questo breve articolo vedremo due epitaffi funebri, presenti ancora oggi a Roma, appartenuti a due dei proprietari del Castello di Fabro. Come si è visto nell’articolo sui proprietari del Castello di Fabro tra ‘600 ed ‘800, il paese fu dapprima baronia sotto Livia Capranica e il nipote Francesco Capizucchi, poi marchesato a partire dal 1654 sotto il Marchese Carlo Maria Lanci e la moglie Girolama Chigi Ludovisi.

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La nascita dei castelli dell’Alto Orvietano

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Castello di Fabro – panorama Ovest

Per tentare di comprendere quali possono essere state le dinamiche che hanno portato alla nascita dei castelli dell’Alto Orvietano arroccati sulle cime dei colli, in mancanza di prove archeologiche, si è dovuto procedere per ipotesi che hanno permesso una ricostruzione verosimile di questa origine. Ho scelto di non utilizzare le fonti storiografico-letterarie di età rinascimentale, poiché non oggettive, ma mi sono avvalsa della documentazione archivistica notarile e diplomatica [1]. Inoltre, in mancanza di studi specifici sullo sviluppo del territorio dell’Alto Orvietano, mi sono appoggiata a studi relativi alle dinamiche di popolamento della Toscana Meridionale tra i secoli VII e XIV, con la quale il territorio orvietano ha affinità geomorfologiche e storico-cultuali.

Il territorio dell’Alto Orvietano, infatti, sebbene diviso oggi dalla Toscana da un limite amministrativo, in epoca etrusca costituì parte integrante dei territori di Clevsin (Chiusi) e Velzna (Orvieto), le due città più importanti della zona. Analogamente, in epoca imperiale fece parte della VII Regio della penisola italica, l’Etruria, con i centri maggiori situati a Clusium (Chiusi) e a Volsinii Novi (Bolsena). Questa regione in epoca longobarda si trasformò nel Ducato di Tuscia, al cui interno era il piccolo Ducato di Chiusi. Come è facile intuire, quindi, il territorio dell’Alto Orvietano è stato per secoli culturalmente affine a quella che oggi è la Toscana Meridionale, come lo è anche dal punto di vista paesaggistico, con colline, rilievi montani, boschi, pianure e corsi d’acqua di varia portata.

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Il Castello di Fabro nel catasto del 1767

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Fabro – panorama

Con questo articolo si inaugura una serie di approfondimenti riguardanti l’assetto urbano del centro storico di Fabro tra ‘700 e ‘800, grazie alle rappresentazioni grafiche catastali dell’epoca. Essendo un argomento abbastanza articolato, per ciascun periodo sarà redatto un articolo riguardante il castello e il successivamente il borgo. Oggi inizieremo con il castello di Fabro nel ‘700.

Le prime raffigurazioni del castello e il suo distretto risalgono alla seconda metà del ‘700, momento in cui iniziarono ad essere prodotti i primi catasti particellari corredati di cartografie [1]. Esiste una raffigurazione ben più antica del castello di Fabro, il famoso progetto di Antonio da Sangallo il Giovane databile al 1535, di cui parlerò prossimamente in un articolo specifico.

Il primo catasto particellare di Fabro è il Catasto Tiroli che fu redatto nel 1767 e censiva esclusivamente i beni fondiari. Esso prende il nome da Francesco Tiroli, l’agrimensore ed ingegnere che lo eseguì. La mappa, elemento innovativo, prevedeva la rappresentazione topografica delle singole particelle catastali a cui era stato dato un numero progressivo per facilitarne l’individuazione. Parte imprescindibile di questo nuovo catasto era il brogliardo. Questo era il libro in cui, per ciascun proprietario, erano trascritti il numero della particella, la contrada e il vocabolo in cui era situato il bene, la tipologia di terreno, la produzione annua e i numeri delle particelle confinanti. Come si diceva poco sopra, questo catasto era esclusivamente fondiario pertanto non sono elencati i beni immobili, fatta eccezione per le capanne o le case situate dentro un terreno, che venivano descritti insieme, come “vigna con capanna” o “prativo con casa“.

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Il Palazzo Comunale di Fabro

Comune di Fabro

Comune di Fabro

La sede del Comune di Fabro oggi si trova in un grande edificio situato nella piazza principale del centro storico intitolata a Carlo Alberto, ma in origine si trovava nel corpo centrale delle abitazioni del castello.

La data dello spostamento del Comune dal castello all’attuale sede avvenne con ogni probabilità tra il 1818 e il 1835. Queste date emergono dalla lettura della mappa catastale relativa a Fabro del Catasto Gregoriano, il primo catasto particellare dei beni immobili ed agricoli [1], e da un documento presente nell’Archivio Storico Comunale dove si parla dell’acquisto dell’orologio del comune.

Nel Catasto Gregoriano, infatti, il Comune è ancora nella sua sede castellana, nel documento del 1835, invece, sembra essere già nella sua nuova collocazione.

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Abbeveratoi, fontanelle e lavatoi pubblici dei primi del ‘900

Cisterna con stemma municipale - punto 6

6. Cisterna con stemma municipale in pietra

In una delibera del 1907, il Comune di Fabro sancì la costruzione di nuovi lavatoi, fontanelle e abbeveratoi pubblici nel centro storico. Questo l’elenco dei punti dove sarebbero dovute sorgere:

1. Abbeveratoio e lavatoio in località San Basilio, ad est. L’acqua sarebbe servita per gli abitanti del borgo di San Basilio sorto vicino alla chiesa, oggi parte integrante del paese di Fabro. Nel 1907, invece, gran parte delle case che costeggiano ad Ovest la via che raggiunge l’area non esistevano. Per questo motivo la chiesa di San Basilio e le case attorno costituivano un piccolo borgo separato. (Abbeveratoio e lavatoio non più esistenti)

2. Colonnino metallico in prossimità del fabbricato dei fratelli Della Nave, lungo lo steccato. (Non più esistente)

3. Colonnino metallico in prossimità della chiesa parrocchiale nell’angolo nord della Piazza Carlo Alberto. (La c.d. Cannella del Prete, ancora funzionante ma non più in metallo)

4. Fontanella nella curva delle case dei Fratelli Dini e Pontremoli in Via del Castello.(Ancora esistente ma non funzionante) 

5. Fontanella nel muro della Cisterna dicontro alla torre Costarelli nel castello propriamente detto. (Ancora funzionante)

6. Ripristinare l’antico getto della Cisterna difronte alla casa Marzili e Polacco in Via della Stazione. (Ancora funzionante)

Autore: F.B.

Fonte: Archivio Storico Comunale (NB archivio non invetariato)

5. Fontanella del Castello

5. Fontanella del Castello nella piazzetta

4. Fontanella in Via del Castello

4. Fontanella in Via del Castello

3. Cannella del prete

3. La c.d. Cannella del prete